Ho saputo da mia figlia che la famiglia che abita l’appartamento sopra di lei da 10-15 giorni non si vedeva e non si sentiva, ma le finestre risultavano aperte. Questo mi ha preoccupata e dentro di me pensavo cosa poter fare per capire la situazione.
Io, un tempo, ho abitato in quel condominio e conosco perciò molto bene quella famiglia. So anche che il marito non gode buoni rapporti con i condomini per il suo modo di fare spesso polemico e litigioso.
Così un pomeriggio dopo aver recitato il S.Rosario ed aver chiesto a Maria il suo aiuto, ho telefonato e mi ha risposto la moglie; dopo un primo momento di sorpresa è stata contenta di sentirmi. Ha cominciato a raccontarmi del marito che da tanti giorni aveva la febbre e che il medico interveniva solo telefonicamente.
Ho capito subito la gravità della situazione. Ho intuito che non aveva contatti con nessuno e che era sola a gestire la situazione. Le ho detto che poteva contare su di me per qualsiasi cosa e che avrei soprattutto pregato. Lei mi ha chiesto se la settimana successiva potevo pulire le scale condominiali al posto suo perché sarebbe stato il suo turno. Sentivo pure che concretamente dovevo fare qualcosa. Così dopo i consigli vari per la quarantena, era anche doveroso dirlo ai condomini.
Dopo questa informazione ufficiale nel condominio si è aperta una collaborazione tra tutti per aiutare. Quindi dalla pulizia delle scale, disinfettare le parti comuni, alla spesa, al pane è stata una gara di solidarietà e di collaborazione.
La situazione è andata per le lunghe anche per parecchie complicazioni che sono intervenute, ma alla fine la cosa si sta risolvendo con la soddisfazione di tutti. Credo che tutto questo amore che è arrivato loro sia stata la migliore prova e testimonianza del vivere insieme e che sia auspicio di rapporti nuovi tra tutti i condomini.
Esperienza raccontata da A.M. nel Collegamento fatto dai 9 gruppi di impegnati del Veneto